Il concetto di cobot (robot collaborativo) è nato a seguito di un progetto di ricerca avviato dalla nota General Motors. L’idea era di rendere i robot tradizionali più sicuri e quindi ideali per lavorare a stretto contatto con gli umani. A tale proposito vediamo nel dettaglio quali sono le differenze sostanziali tra le due tipologie presenti oggi sul mercato.
La differenza in cinque punti chiave
Dopo circa venti anni dal progetto iniziale (1995) che prevedeva di trasformare i robot tradizionali in cobot, questi ultimi hanno trovato posto in molti piani industriali e anche nella consapevolezza del pubblico che nei confronti di questa tecnologia avanzata era abbastanza scettica. Eppure oggi molti non riescono ancora capire veramente come i cobot siano diversi dai robot, per cui è doveroso analizzare a fondo 5 punti chiave che svelano con esattezza le differenze tra le due tipologie. In primis va sottolineato che i robot collaborativi sono decisamente più piccoli e leggeri rispetto ai robot tradizionali e per fare un esempio vale la pena citare il modello UR3 della Universal Robots, aienda leader del mercato con sede ad Odense in Danimarca. Questo modello, infatti, pesa soltanto 11 kg ed è un braccio che si può svolgere svariati tipi di mansioni nonché particolarmente adatto per piccole e medie aziende industriali che necessitano di un aiuto come ad esempio per la palletizzazione ai fini della movimentazione delle merci.
La collaborazione uomo-macchina
I classici robot industriali sono molto potenti e in genere svolgono il loro lavoro seguendo un programma fisso, senza riguardo per le persone che lavorano intorno a loro. Gli incidenti sono quindi evitabili soltanto usando recinti e gabbie.
I cobot invece sono progettati specificamente per lavorare insieme alle persone, senza quindi la necessità di essere ingabbiati, oltre che adatti per svolgere compiti complessi. Ad esempio, possono consegnare componenti vari ai colleghi umani per l’assemblaggio oppure eseguire un controllo di qualità del prodotto finito.
I cobots non sono pericolosi
I cobot soddisfano appieno i compiti che potrebbero essere rischiosi per le persone, come ad esempio il trasporto sicuro di pezzi taglienti, appuntiti o caldi, così come eseguire lavori di bullonatura piuttosto pericolosi. Tutte queste funzionalità si traducono in un minor numero di incidenti e lasciano ai tecnici l’opportunità di concentrarsi su aspetti meno ardui della produzione, con conseguenti vantaggi in termini di velocità di determinati lavori e con un sostanziale ritorno sull’investimento che il cobot ha richiesto per essere implementato nella catena di produzione.
Il comportamento intelligente dei cobot
I cobots sono progettati per funzionare perfettamente insieme ai loro colleghi umani che non vanno incontro ad alcun rischio, infatti, si immobilizzano al minimo contatto grazie a dei sensori tecnologicamente sofisticati, ed appositamente ideati per prevenire qualsiasi pericolo alle persone vicine. Aree chiuse e recinzioni di sicurezza non sono quindi più necessarie in un’azienda che intende far coesistere cobots ed operatori umani.
Facili da programmare e da usare
Oltre ad essere funzionali grazie alle loro caratteristiche tecniche e strutturali, i cobot sono anche molto facili da programmare, a differenza dei tradizionali robot che invece ancora oggi richiedono competenze specifiche nel settore. Ad esempio, da un tecnico che esegue un movimento con il braccio del robot UR3 della Universal Robots, il cobot stesso è in grado di riprodurlo automaticamente. Ad altri sistemi possono tra l’altro essere fornite istruzioni di lavoro senza alcuna codifica, utilizzando un’interfaccia utente grafica. I dipendenti possono quindi riprogrammare flessibilmente i cobots e usarli poi per svariati compiti.
I cobots sono utilizzabili ovunque
I cobot sono anche relativamente facili da spostare e da utilizzare in altri punti della catena di produzione di un’azienda. La maggior parte di questi bracci può tra l’altro essere montata su qualsiasi superficie sia essa orizzontale che verticale cosi come appeso al soffitto, proprio perché si tratta di strutture molto leggere e che si possono spostare con l’intervento di una sola persona.